Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 10 dicembre 2009 La drammatica vicenda dell’Acciaieria di Borgo Valsugana interpella non solo la politica e le istituzioni, ma anche il mondo sindacale, la società civile e la nostra responsabilità nei confronti della salute, del lavoro e dell’ambiente. In primo luogo vanno riconosciute la serietà e il rigore con cui la magistratura, nelle sue diverse funzioni (Procura della Repubblica e giudice), sta affrontando questa vera e propria emergenza ambientale e sanitaria. Certo, sarebbe stato molto meglio che gli apparati istituzionali a tutto ciò preposti avessero saputo adempiere preventivamente alle proprie responsabilità. Ma è assai importante che, di fronte alle carenze ed omissioni altrui, la magistratura abbia dimostrato e stia dimostrando la propria autonoma capacità di intervento sotto il profilo del controllo di legalità in una materia che chiama in causa prima di tutto la salute dei lavoratori stessi e di tutti i cittadini interessati, insieme alla tutela dell’ambiente circostante. Non c’è ombra di dubbio che errori siano stati commessi, che responsabilità istituzionali non siano state pienamente esercitate, che pericoli per le persone e l’ambiente siano stati quanto meno sottovalutati, quando non manipolati od occultati. Quali siano i profili giudiziari di tutto questo, quali reati siano stati commessi, quali siano le responsabilità personali dal punto di vista penale compete appunto alla magistratura accertare e perseguire, secondo le regole dello Stato di diritto. Nessuno può ovviamente emettere sentenze anticipate di condanna a mezzo stampa, ma nessuno può neppure ignorare la gravità dei fatti che stanno emergendo e che chiamano in causa valori costituzionalmente protetti, come il diritto alla salute, il diritto al lavoro, l’integrità dell’ambiente. Senza minimamente interferire con le indagini giudiziarie in corso, ma anche guardandosi bene dall’ostacolarle o dal disconoscerne l’urgenza e la necessità, sul piano politico e istituzionale - ed anche a livello sindacale e da parte delle diverse espressioni della società civile - è importante cominciare ad interrogarsi sul ‘dopo’, prima che sia troppo tardi. Nel dibattito di questi giorni sono state evocate le vicende ormai ‘antiche’ della SLOI e della Samatec. Anche in quei casi a pagare sono stati, in primo luogo, i lavoratori, ma anche la salute dei cittadini e l’inquinamento dell’ambiente circostante, eppure per molto, troppo tempo si cercò di negare l’evidenza e si giocò proprio sulla pelle dei lavoratori per cercare di impedire il superamento di situazioni ormai insostenibili. Nelle vicende di questi ultimi mesi è emerso in modo drammatico che il Trentino non è “un’isola felice”, che certi pericoli sono stati sottovalutati, che gli apparati preposti non sono stati all’altezza delle proprie responsabilità e che soprattutto sul piano politico si sono depotenziati i controlli, ignorati gli allarmi della popolazione, sottovalutati i doveri istituzionali. Forse è davvero il caso di evitare polemiche politiche e istituzionali, ma è anche doveroso non giustificare tutto, non nascondere la testa sotto la sabbia, non fingere che non sia successo nulla. Ne va della credibilità della politica stessa e di quelle istituzioni che dovrebbero essere preposte al bene pubblico. Il diritto alla salute non può essere mercificato, il diritto al lavoro va salvaguardato ma non a prezzo della salute dei lavoratori stessi, la trasparenza istituzionale va rivendicata di fronte a qualsiasi forma di omertà, la tutela dell’ambiente è l’altra faccia di uno sviluppo che sia ecologicamente e socialmente sostenibile. La politica non deve aspettare che sia la magistratura e a ricordarcelo: la politica ha come compito primario proprio la difesa e la promozione di questi beni irrinunciabili e costituzionalmente protetti. Marco Boato
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MARCO BOATO |
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